Dopo mesi di attesa la Corte di Giustizia della UE si è pronunciata in merito alla legittimità della cosiddetta "tassa sul lusso" imposta ai diportisti sardi dall'allora Presidente della Regione, Renato Soru.
L'imposta è stata giudicata dall’avvocatura generale della Corte di giustizia europea «contraria ai principi della libera prestazione di servizi e della libera concorrenza».
Juliane Kokott, l'avvocato Ue impegnata a risolvere il caso, ha riconosciuto che la libera prestazione dei servizi può essere ristretta da normative nazionali giustificate da motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza o sanità pubblica,ritenendo però che le giustificazioni presentate dalla Sardegna per l'imposizione della tassa non siano valide.
La vicenda europea sulla vituperata tassa era iniziata quando la Corte Costituzionale italiana aveva dato parere di legittimità con dubbio per ciò che riguardava il balzello per le barche, rinviando la decisione definitiva alla Corte di Giustizia Europea che si è espressa così dopo alcuni mesi.
Sinteticamente riportiamo le conclusioni della sentenza UE:
1) L' art. 49 CE osta ad una legge di una Regione autonoma in forza della quale viene riscossa un'imposta dettata essenzialmente da motivi di politica ambientale sullo scalo turistico degli aeromobili e delle unita' da diporto dalle sole imprese aventi il proprio domicilio fiscale al di fuori di tale regione, ma non dalle imprese aventi il proprio domicilio fiscale all'interno della medesima.
2) Una legge regionale come quella adottata dalla Regione autonoma della Sardegna, in forza della quale viene riscossa un'imposta sullo scalo turistico degli aeromobili e delle unita' da diporto dalle sole imprese aventi il proprio domicilio fiscale al di fuori di tale regione, costituisce un aiuto ai sensi dell'art. 87, n. 1, CE, a favore di imprese che svolgono la stessa attivita' e hanno il proprio domicilio fiscale all' interno della medesima.
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