Poche ore alla partenza della Transat Jacque Vabre, la mitica Route du Café che porterà i velisti da Le Havre a Salvador de Bahia, e Giancarlo Pedote è impegnato in banchina negli ultimi preparativi per la sua prima traversata Atlantica a bordo di un Imoca 60 insieme a Fabrice Amedeo. Preparativi che, come è noto, non finiscono mai, nemmeno quando si lascia la banchina. Ma una foto davanti alla sua barca e due chiacchere non ce le nega.
“Sono concentrato al massimo – ci dice Giancarlo – e non vedo l’ora di partire. Le condizioni saranno ottimali per la partenza, con un bel fronte perturbato che sabato sarà davanti a Le Havre e ci regalerà dai 15 ai 20 nodi. Avremo tre giorni per “ballare” a bordo del nostro Newrest - Brioche Pasquier, scendendo sulla coda della perturbazione con venti fino a 25/30 nodi. Ma sarà una passeggiata rispetto a quanto ho sofferto nell’ultima TJV a bordo del Multi 50 insieme a Erwan Le Roux. Il mio stomaco ringrazierà di essere a bordo di un Imoca 60”.
Ma a proposito di cibo, cosa porti di speciale con te?
“E qui viene fuori il mio essere italiano. Oltre alla cambusa con i soliti liofilizzati, non ho saputo rinunciare a prosciutto e parmigiano. Ne ho caricate a bordo 20 buste. I sapori di casa non mi devono mancare, quando possibile”.
Cosa ti aspetti da questa corsa?
“Ovviamente di far bene e di arrivare tra i primi tra le barche senza foil. Oramai ci sono due classi in una, e le imbarcazioni normali possono competere solo in determinate condizioni di bolina. Ma dai 70° ai 130° chi ha i foil è nettamente superiore. Siamo in cinque a non avere i foil. Faremo corsa a parte”.
Vele a bordo?
"Ne abbiamo otto in totale. Con le portanti, con 25/30 nodi d’aria, navighiamo con una o due mani di terzaroli alla randa. Poi abbiamo un A5, una vela di prua in fibre di Cuben di circa 220 mq, un gennaker di 300 mq che usiamo fino 25/26 nodi e lo spi da 400 mq con calza, una vela abbastanza impegnativa".
Il bello di questa corsa?
“E’ la mia prima in Imoca 60 e quindi è bellissima di per se. Il mio sogno è il Vendée Globe, come sanno anche i sassi, e con questa TJV la rincorsa è cominciata. E poi sono strafelice di tornare a Salvador di Bahia, città dove sono arrivato dopo la mia prima transatlantica con i Mini 6.50. Un bel 4° posto tra i Serie con la mitica 626 Prysmian”.
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