Oggi martedì alle 08:34 UTC, dopo 85 giorni, 20 ore e 32 minuti in mare, Giancarlo Pedote ha tagliato il traguardo del Vendée Globe al largo di Les Sables d’Olonne. Lo skipper di Prysmian, che quattro anni fa aveva concluso la regata con un eccezionale ottavo posto, questa volta ha completato la circumnavigazione del globo in 22ª posizione. Un risultato inferiore alle aspettative iniziali, che però non sminuisce in alcun modo l’intensità e la ricchezza di questa esperienza. Fedele al suo approccio metodico ed entusiasta, l’italiano ha dimostrato ancora una volta di saper affrontare le incertezze della vela oceanica con resilienza, dando sempre il massimo indipendentemente dalle circostanze.
Fin dalle prime settimane di regata, Giancarlo ha mostrato il suo impegno per la sfida e il suo spirito audace. Al largo delle Canarie, non ha esitato a prendere una decisione tattica rischiosa, attraversando una zona di bonaccia per tentare di risalire la classifica. Tuttavia, i rischi in mare raramente sono privi di conseguenze e questa scelta lo ha portato a perdere posizioni. A questo si è aggiunta la rottura di una vela che ha richiesto 14 ore di riparazione in un momento fondamentale per la strategia. Una situazione frustrante, ma che ha rivelato la sua mentalità: sempre pronto a cogliere ogni opportunità per fare la differenza. Nel tratto successivo, in particolare nell'Atlantico del Sud, si è battuto con determinazione in diversi duelli ravvicinati. Tuttavia, l’approccio all’Oceano Meridionale ha segnato un punto di svolta.
Doppiato il Capo di Buona Speranza, lo skipper di Prysmian era ancora in partita, ma l’Oceano Indiano gli ha riservato una sfida durissima. Una serie di sistemi di bassa pressione si sono abbattuti sulla flotta senza tregua, mettendolo a dura prova. "Era come essere in una gigantesca lavatrice", ha raccontato, descrivendo la violenza del vento e del mare. In questo tratto ha subito un danno cruciale: il timone di sinistra si è sganciato dalla sua sede, compromettendo il controllo della barca. "A un certo punto mi sono davvero chiesto se sarei riuscito ad arrivare in fondo a questa regata", ha ammesso. Ogni volta che la barca accelerava fino a 30 nodi, il timone si allentava, costringendolo a rallentare per limitare i danni. "Ho capito subito che non potevo combatterlo, avendo già vissuto un’esperienza simile nella Mini 6.50". Nonostante le ore passate a tentare riparazioni, ha dovuto accettare di navigare a velocità ridotta, perdendo il contatto con i concorrenti davanti a lui.
Nell’Atlantico del Sud, Giancarlo ha sperato di poter recuperare terreno, ma il problema al timone e le condizioni meteo instabili hanno continuato a penalizzarlo. "La risalita dell’Atlantico è stata estenuante, con venti molto forti alternati a momenti di calma piatta. Le occasioni per spingere davvero la barca sono state pochissime", ha spiegato una volta arrivato a terra. Nonostante queste difficoltà, ha mantenuto la testa alta: "Nella vela oceanica bisogna saper accettare certe situazioni. Il mio obiettivo è diventato quindi quello riportare la barca in porto in sicurezza e trarre insegnamenti da questa esperienza".
Giancarlo nella sua prestazione, quando non aveva ancora problemi al tampone, ha segnato anche il suo record di miglia percorse (524,82 miglia in una giornata) dimostrando di poter essere in partita ed essere molto competitivo.
Tagliando il traguardo il 4 febbraio, non ha nascosto la sua soddisfazione, nonostante la delusione per il risultato. "Non vedevo l’ora di arrivare. L’ultima parte della regata mi è sembrata interminabile". Rispetto a quattro anni fa, quando completò il giro del mondo in 80 giorni, questa volta ha impiegato 85 giorni, una differenza che si è fatta sentire nelle ultime settimane. Più complicato del precedente, questo secondo Vendée Globe gli ha permesso di approfondire la sua capacità di affrontare l’imprevisto e superare i propri limiti. "Il Vendée Globe è un ristorante dove non puoi scegliere il menu: devi accettare quello che lo chef, Nettuno, decide di servirti". Dopo il brillante ottavo posto della scorsa edizione, ha dimostrato ancora una volta la sua determinazione e il suo spirito di sfida, sempre alla ricerca di nuovi traguardi. E se questa edizione gli ha lasciato un po’ di frustrazione, sarà anche lo stimolo per il velista quarantanovenne per tornare ancora più forte. "Ogni Vendée Globe è unico e va affrontato con umiltà. Questa regata è imprevedibile. Sono orgoglioso di averla portata a termine nonostante le difficoltà. Ma soprattutto non voglio pensare che la valutazione finale di quattro anni di duro lavoro mio e del mio team, si limiti semplicemente ad un numero. Chi giudica il Vendée Globe da un numero, senza prendere in conto le eventuali difficoltà incontrate, non ha capito niente di questa regata. Arrivare alla fine è una misura più significativa per un marinaio rispetto alla posizione finale in classifica".
Per Giancarlo Pedote, superare i propri limiti è una missione senza fine, e questa esperienza ha solo rafforzato la sua ambizione di progredire sempre di più.
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