Con una sola vittoria, la prima conquistata in tutto il circuito, i tedeschi di Container fanno “bingo” e si aggiudicano il Trofeo di Marsiglia, seconda tappa dell’Audi MedCup 2011. Fortunati certamente, perché il troppo vento nell’ultimo giorno ha congelato la classifica alla regata costiera, ma anche costanti nei risultati dopo una prima giornata di regate non certo brillante. La rabbia è tutta di Quantum Racing che, dopo essere stato in testa per tutta la settimana, non ha nemmeno potuto provare a riprendersi la testa della classifica dalla quale lo separava un misero punto e mezzo. Ottimo terzo posto per Azzurra, il secondo consecutivo dopo Cascais. Partiti bene con una vittoria in gara 1, gli italiani si sono un po' persi durante la settimana, riuscendo però a risalire dal sesto al terzo posto, grazie all'ottima costiera chiusa in seconda posizione. Azzurra si è quindi confermata ai vertici della classe TP52. Merito di una grande barca, di un grande equipaggio e di un altrettanto grande skipper, Francesco Bruni.
Uno dei punti di forza di Azzurra è il grande feeling che c’è tra la squadra?
"Sì, è una squadra che è già affiatata perché ha corso insieme in altre stagioni. È l’unico team che ha lo stesso equipaggio dall’anno scorso a quest’anno, tutti gli altri team hanno fatto cambi, anche Quantum, mentre noi siamo esattamente le stesse persone che c’erano l’anno scorso".
Attualmente sei anche primo nella classifica del World Match Racing Tour. Questa esperienza aiuta anche nelle regate di flotta?
"Si, sicuramente sì, soprattutto con una flotta con poche barche capita spesso di avere situazioni molto simili al Match Race. In più ti da una visione molto geometrica del campo di regata, perché nel Match Race spesso prevale la geometria rispetto al salto del vento. In più il controllo dell’avversario è una prerogativa importantissima quando si regata con poche barche".
Azzurra è un nome antico che evoca l’America’s Cup. Come si è arrivati a questo connubio con l’Audi MedCup?
"Il connubio Azzurra con i TP 52 è arrivato perché avevamo voglia di essere coinvolti in un circuito importante. La Coppa America non era per noi più un’opzione dal momento in cui è diventata una regata per multiscafi. Per noi quindi il circuito di riferimento ad oggi è il circuito MedCup, dove c’è il livello agonistico e tecnologico più alto. Da qui è nata un’ottima sinergia con il vecchio gruppo di Matador che sta funzionando bene. I multiscafi sono comunque per me un mondo nuovo al quale devo avvicinarmi il prima possibile. Spero comunque che la Coppa America abbia successo, anche se oggi è in forte crisi perché ci sono pochi iscritti e ancora meno team con possibilità di vincerla."
Con uno sguardo al futuro prossimo, come vedi il movimento velico giovanile italiano? Ci sono giovani che in futuro possano ambire a grandi livelli?
"Il problema, che credo ci sia in Italia, è che la Federazione Italiana Vela deve lavorare in modo più intelligente nella costruzione delle squadre e rendere più popolare questo sport. Si diceva che ci sarebbe stato un grosso cambio con la nuova gestione ma io non l’ho visto. Però mi rendo conto che non ho un contatto diretto con le classi olimpiche. Credo sia fondamentale prendere esempio da federazioni come quella inglese e francese che sfornano una impressionante quantità di campioni nelle classi Olimpiche. Fanno sicuramente qualcosa di diverso da noi e bisogna guardare ai loro percorsi con attenzione”.
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