“Abbiamo profuso grande energia in questo nuovo progetto e siamo certi che il mercato reagirà con grande entusiasmo al suo debutto. Abbiamo studiato con interesse il nuovo trend del mercato, che vede grandi imbarcazioni installare motorizzazioni fuoribordo, specialmente nell’ambito dei modelli con consolle centrale” spiega Yasuharu Osawa, Executive General Manager, Global Marine & Power Products Operation di Suzuki Motor Corporation.
“È stato poi stimolante assistere alla contestuale crescita della preferenza del mercato, degli armatori, per i motori fuoribordo – ha sottolineato Mr. Osawa - su barche che finora erano motorizzate solo con entrobordo o entrofuoribordo. Crediamo, quindi, che i tempi siano maturi per questo nuovo prodotto e siamo confidenti che sarà molto apprezzato per le sue peculiarità!”.
Per sottolineare l’importanza di questo nuovo motore Suzuki, che fa parte di una gamma tecnologicamente avanza, quella dei migliori fuoribordo 4 tempi - “The Ultimate 4-Stroke Outboard” – il costruttore giapponese ha voluto coniare il nuovo logo: “GEKI: Parting Seas”, simbolo della passione e dell’impegno che hanno mosso tecnici e manager della casa giapponese nel portare avanti il progetto di questa ennesima pietra miliare nell’ambito dei propulsori per la nautica.
Mentre Parting Seas definisce la velocità e la potenza che uniscono il nuovo DF350A alle onde e all'acqua, GEKI è un ideogramma, un nome proprio e quindi non traducibile, che evidenzia, con la sua forza espressiva, la natura e il mare, ovvero l'identità e il patrimonio col quale Suzuki ha perseguito la propria mission di costruttore, proponendo un motore unico nella sua categoria e il nuovo fuoribordo al top della propria gamma.
Gli ingegneri Suzuki hanno raggiunto la potenza di 350 cavalli, senza tralasciare elementi oggi fondamentali per poter competere sul mercato in termini di performance, come ad esempio il contenimento dei pesi e degli ingombri.
Riuscire a realizzare un fuoribordo così potente e compatto non è stato semplice, nonostante la notevole cilindrata del motore, come detto, di 4.400 cc. A tale requisito, come caratteristica saliente, si associa un rapporto di compressione elevato, 12.0:1, solitamente riservato a unità termiche da competizione, il più alto per un fuoribordo prodotto in serie.
Utilizzando un’innovativa soluzione che, grazie a collettori d’aspirazione appositamente progettati, prevede la combinazione del raffreddamento dell’aria da inviare alla camera di combustione, sommata all’utilizzo di iniettori del carburante doppi, è stato possibile eliminare il battito in testa, un tipico “effetto collaterale” che solitamente caratterizza i motori che vantano grande compressione.
Entrando più nel merito, lo sforzo progettuale è stato quello di poter offrire alla combustione non solo un cospicuo flusso di aria, adeguato a tutte le situazioni di carico, ma renderla al contempo quanto più pura possibile, cioè priva di residui di spray d’acqua e salsedine, e più fresca, riducendo la sua temperatura di circa 10 gradi rispetto a quella ambiente. I citati collettori di aspirazione servono, dunque, sostanzialmente a rendere l’aria più densa. I due iniettori, più piccoli rispetto alla norma, presenti in ogni camera di scoppio, riescono a sfruttare al meglio tale peculiarità, riuscendo a inviare non solo una quantità di benzina ancor più polverizzata, ma concentrandone la maggior quantità possibile, dove la sua presenza è più efficace, al centro della camera.
Un afflusso concentrato e mirato che genera un ulteriore piccolo e significativo raffreddamento della miscela combustibile/comburente, in grado di incrementare di un altro tre percento la potenza, senza, come detto, alcun fenomeno di battito in testa.
Da qui il sostanziale incremento della compressione, poderosa, e conseguentemente della potenza, che anche in virtù dell’architettura V6 viene erogata anche a bassi regimi con valori di coppia elevati, conferendo un piacere di guida superiore. Tale esuberanza nelle performance ha reso necessario il rafforzamento di bielle e pistoni del nuovo motore, capaci così di offrire massime prestazioni e massima affidabilità. A tal fine, ma anche per allungarne la vita, i pistoni del DF350A subiscono un particolare procedimento di lavorazione, denominato “shot peening”, dove le teste dopo la fusione vengono, in pratica, sottoposte a un bombardamento realizzato con pallini metallici.
In questo modo si vengono a creare delle piccole depressioni che hanno lo scopo di rendere più omogenea, su tutta la superficie, la pressione generata dalla combustione, migliorando l’efficienza e preservando l’integrità del pistone nel tempo.
Altra importante fiche tecnica del nuovo fuoribordo Suzuki DF350A, in grado di connotarlo realmente come il più innovativo nella sua categoria di potenza, è l’adozione di un piede dotato del Suzuki Dual Prop System.
Si tratta della prima applicazione su fuoribordo di un sistema di propulsione a eliche controrotanti sullo stesso asse: due eliche, ciascuna a tre pale, che si muovo in senso contrario.
Per arrivare a ciò è stato progettato non solo un piede tutto nuovo ma, soprattutto, una scatola del cambio assolutamente inedita per numero, grandezza e disposizione degli ingranaggi. Ne è scaturito un piede dove, proprio per il contenimento delle dimensioni delle parti meccaniche, vengono messi in risalto parametri di efficienza idrodinamica elevatissimi, che pongono questo nuovo fuoribordo Suzuki ancora una volta ai vertici della categoria.
All’atto pratico, tale soluzione delle eliche controrotanti, potendo contare sulla spinta di sei pale anziché delle tre che solitamente monta una propulsione convenzionale, dà vantaggi rilevanti in termini di accelerazione, di governo dell'imbarcazione, facilitando il mantenimento di una rotta rettilinea, con un incremento anche della velocità massima.
Il Suzuki Dual Prop System dà una superficie maggiore, garantendo più stabilità e trazione o, in altri termini, più presa nell’acqua.
Utilizzando come termine di paragone il mondo dell’auto, è come se la vostra macchina potesse utilizzare un sistema che fornisce l’impronta di un grosso pneumatico slik rispetto a quella del battistrada convenzionale. Allo stesso modo, le due eliche del nuovo DF350A aumentano notevolmente l’accelerazione, eliminando l’effetto evolutivo dell’elica singola, sia nella marcia avanti sia indietro, garantendo una precisione di rotta nettamente superiore, e facendo crescere la velocità di punta.
Effetti positivi sempre tangibili, anche e forse soprattutto, nel caso di installazioni su barche molto grandi, pesanti, gravate da condizioni di pieno carico di carburante, attrezzature e persone. Insomma, una nuova dimensione di potenza e di governo anche in presenza di condizioni estreme.
La speranza è l’ultima a morire e con venti leggeri previsti per le ore finali lungo la costa della Bretagna verso la Vendée, Yoann Richomme sa che ogni possibilità va sfruttata fino all’ultimo. Nella foto l'Imoca di Jérémie Beyou (Charal)
Richomme recupera qualcosa su Dalin favorito dai venti ed ora è a sole 155 miglia. Tante corse in una, dal Nord Atlantico a Point Nemo. Nella foto Denis Van Weynbergh, skipper dell'Imoca D’Ieteren Group al 35° posto
A causa di una rottura è caduto in acqua il gennaker da testa d’albero (J0), quello usato per le arie leggere, sotto i 12 nodi
Ha attraversato la linea d'arrivo questa mattina, martedì, alle 07:24 UTC ma per avere il suo bagno di folla dovrà attendere il pomeriggio quando la marea si alzerà e potrà così risalire il canale de Les Sables d'Olonne tra due ali di tifosi entusiasti
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Eric Bellion, skipper di STAND AS ONE-Altavia, ha contattato il suo team questa mattina intorno alle 08:33 UTC per comunicare il fallimento della riparazione effettuata sull'attacco della sua vela J2
La patente D1, il cosiddetto “patentino” diurno entro 6 miglia dalla costa, per potenze fino a 115 cavalli, rilasciabile anche ai sedicenni, è stato fortemente voluto e ottenuto da Confindustria Nautica
"Ho capito che avrei vinto solo all’ultimo momento. Quattro anni fa pensavo di vincere fino al pomeriggio finale, prima che Yannick vincesse. Questa volta ho permesso a me stesso di crederci solo quando ho attraversato la linea"
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