Vela, Record Traversata Atlantica - Il trimarano IDEC di Francis Joyon si è capovolto questa mattina alle 7:00 (ora Italiana) al largo delle coste newyorkesi. Poco dopo mezzanotte Francis era partito per il suo secondo tentativo in pochi giorni di battere il record di traversata atlantica in solitario detenuto da Thomas Coville. IDEC stava procedendo con tre mani di terzaroli e un ORC davanti, la tela ideale per gestire i 25 e più nodi di vento che insistevano sulla zona provenienti da sud. L’andatura era al traverso e il mare ancora calmo nonostante il vento, ovvero le condizioni più pericolose per un multiscafo che è particolarmente sensibile in queste condizioni alle raffiche violente. E così è stato: una raffica più forte delle altre ha tirato fuori dall’acqua IDEC e lo ha fatto ribaltare.
Nessun danno allo skipper che, se pur nelle vesti di naufrago, ha contattato via satellite il team a terra:” Ero fuori al momento della scuffia, seduto sul mio sedile ed iniziavo a venir fuori dalla zona particolarmente perturbata più vicina alle coste americane. Ero riuscito a percorrere circa 90 miglia sulla rotta in condizioni molto irregolari e molto instabili, con un vento che non aveva una direzione precisa e che oscillava tra I 10 e I 30 nodi. Ho attraversato qualche temporale molto intenso, con molte raffiche di vento anche forti, ma proprio nel momento in cui pensavo di essermi tirato fuori da questa situazione ho preso questo colpo gigante che ha catapultato la barca su un fianco in un momento. Stavo navigando con tre mani di terzaroli e con un piccolo ORC davanti. La violenza della raffica è stata tale che il sistema di allarme anti-scuffia che ho montato a bordo non ha fatto nemmeno in tempo ad attivarsi. Ho sentiìto la barca sollevarsi in aria e qualche secondo dopo mi sono ritrovato sott’acqua. Ho cercato di orientarmi per capire da che parte dovevo risalire. Era notte e c’era un caos!. Mi sono ritrovato vicino ad uno dei galleggianti e così ho capito dove andare. Non so come, ho raggiunto il braccio di giuntura anteriore e sono salito sulla rete e da li sono entrato nella scafo passando dall’uscita di sicurezza che c’è nella camera stagna della cellula di sopravvivenza. Non mi sembra che IDEC abbia avuto molti danni. All’interno ci sono 10 cm d’acqua e ho potuto salvare gran parte dell’elettronica. Ho recuperato il mio telefono Iridium e una luce a lampi molto potente che mi ha consentito, finquando non ha fatto giorno, di segnalare la mia presenza ai tanti cargo che passano in queste acque. So che tra un po’ arriveranno a prendermi. Dovrei essere ora ad una cinquantina di miglia da Newport. La barca mi sembra fondamentalmente intatta e spero di non urtare contro qualche piattaforma. Il mare ora si sta calmando e la temperatura dell’aria è accettabile e ho anche da mangiare. Penso che quando arriverà qualcuno a prendermi potrò anche collaborare per le operazioni del rimorchio di IDEC”.
E alla fine quando sono arrivati i soccorsi, Francis Joyon si è rifiutato di scendere dalla sua barca. Ora dalla Francia stanno negoziando con i soccorritori come poter ragionevolmente recuperare IDEC tenendo Joyon a bordo.
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