Francis Joyon ha battuto il suo record stabilito dieci anni fa in questo tratto della Route to the Indies, chiamata Mauritius Route, e lo ha fatto apparentemente con estrema facilità. 19 giorni, 18 ore, 14 minuti e 45 secondi, ovvero un miglioramento di 6 giorni e 10 ore rispetto a dieci anni fa. La Mauritius Route è partita da Port Louis in Bretagna, ed è una parte di quel giro del mondo che Francis conosce molto bene avendo navigato qui molte volte da solo e in equipaggio. La rotta, questa volta, lo ha portato sull'Oceano Indiano con tutte le sue difficoltà verso un altro Port Louis, la capitale di Mauritius.
8950 miglia di navigazione sulla carta, che per Francis si sono trasformate in quasi 11.000 miglia percorse effettivamente, a una media di 23,2 nodi. Questa performance ha soddisfatto lo skipper, che è stato felice di arrivare con il suo IDEC SPORT in perfette condizioni. Si è detto contento della rotta seguita e del tempo impiegato, che gli permetterà di rispettare l'impegnativo programma dell'Asian Tour, che lo vedrà navigare su altre magiche rotte nei prossimi mesi.
Un'opportunità meteo tutt'altro che ideale
"Per questo record, ho avuto due cose che mi hanno pesato in testa - ha detto al traguardo il vincitore dell'ultima Route du Rhum e detentore del trofeo Jules Verne - la pressione di ottenere un buon risultato, e quella di rispettare i tempi per non rovinare il programma del Tour asiatico, che ci porterà in Vietnam e poi in Cina. Non volevo guastare tutto arrivando qui in ritardo". Questa semplice affermazione, fatta con la sua solita modestia, nasconde l'insaziabile appetito di Francis di correre contro il tempo e di preoccuparsi anche di tutti gli elementi che compongono il suo programma. All'inizio, il 19 ottobre, questo record era tutt'altro che una certezza: "La nostra opportunità meteo era tutt'altro che ideale - ha detto Joyon - come poi confermato, nei giorni e nelle settimane successive, non c'era nulla di veramente interessante. Però avevamo bisogno di partire per rispettare il calendario del programma velico asiatico".
Ci sono voluti poco più di 7 giorni e 2 ore per arrivare all'Equatore. Un 'tempo medio', secondo lo skipper, considerando i tempi che ha raggiunto negli ultimi anni navigando da solo o con un equipaggio. Ma questo significava già che era più di un giorno avanti rispetto al record nel 2009.
Una lunga deviazione per aggirare l'anticiclone di St Helena
L'anticiclone di Sant'Elena si estendeva fino alla costa del Brasile ed era una sfida enorme, ma che Francis è stato in grado di affrontare. I venti alisei di SE hanno spinto IDEC SPORT molto a ovest, con una lunga deviazione dalle calme che solitamente bloccano il percorso nel mezzo dell'Atlantico meridionale. IDEC SPORT si è diretto verso sud-ovest, lontano dal percorso diretto, perdendo un po' di tempo. L'undicesimo giorno di regata, era a poche miglia dietro il suo record (fino a 27), perché la vecchia IDEC nel 2009 era stata in grado di tracciare un rotta molto più performante attraverso l'Atlantico meridionale.
Una traversata transatlantica ad alta velocità
Qui c’è stata però la svolta, perché con l'aiuto del suo routier Christian Dumard, Francis ha notato che si stava sviluppando un potente sistema di basse pressioni al largo delle coste dell'Uruguay, che gli avrebbe permesso di arrivare alle stesse velocità raggiunte in equipaggio durante il suo riuscito tentativo del Trofeo Jules Verne nel 2017. "Sono partito davanti alla bassa pressione che si muoveva rapidamente verso est. Christian e io pensavamo che sarebbe caduta rapidamente e che avrei dovuto aspettare molte ore prima che comparisse un secondo sistema, che era anch'esso bello forte. Ma con il passare delle ore, sono riuscito a rimanere sul bordo nord dove era forte il flusso di aria da NW e IDEC SPORT si è comportato in modo straordinario, facendo registrare giorni di navigazione di oltre 600 miglia, riuscendo a convincermi che c'era la possibilità di rimanere insieme a quel sistema fino in fondo. Questo significava un guadagno di due giorni per il Capo di Buona Speranza e così ho tenuto duro". È difficile immaginare lo sforzo che ci c’è voluto per raggiungere questo obiettivo timonando da solo. Il routier Christian Dumard è ammirato da questa impresa. "Francis si è trovato con venti forti e variabili, superiori ai trenta nodi e, soprattutto, con un mare mosso dal basso. Ma è riuscito a rimanere insieme alla perturbazione regolando l'angolo del vento alla barca e trascorrendo molto tempo al timone per posizionare il suo trimarano gigante sulla cresta delle enormi onde dell'Oceano Meridionale”. "E' raro che si sia in grado di approfittare di un sistema meteo così a lungo - ha concluso Francis - ma eravamo già riusciti a farlo con l'equipaggio di IDEC SPORT nel Trofeo Jules Verne". Francis ammette di aver sofferto vedendo la sua barca soffrire. "Lei saltava di onda in onda, facendo rumori che non avevo mai sentito prima. La notte prima del Capo di Buona Speranza è stata la peggiore con onde altissime Ed io ero stanco, ma determinato ad andare avanti come ho fatto”.
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