In una notte di bonaccia, Inbar Meytsar, moglie del grande navigatore solitario Simone Bianchetti, perde l’amore, la ragione di vita e la fiducia nel futuro. Comincia così un viaggio faticoso, una battaglia disperata contro la tempesta più atroce. Quasi come il Vendée Globe: la regata più dura che esista, il giro del mondo in solitaria, senza tappe e senza possibilità di ricevere aiuti esterni. Simone diceva che ciascuno, a un certo punto della propria esistenza, si trova a dover affrontare il proprio personale Vendée Globe, e anche a Inbar, suo malgrado, è accaduto. In questo libro, spontaneo e toccante, l’autrice racconta un percorso interiore, che dal buio della disperazione l’ha riportata alla luce della speranza. L’esigenza di buttarsi a capofitto nell’affetto dei familiari e degli amici, di cercare, in modo esasperato, nuove emozioni, di sfuggire alla depressione, di partire alla conquista del mondo della vela per cercare la propria strada è descritta con sensibile intelligenza, sincerità, garbo e a tratti persino con allegria. Attraverso pagine che offrono spunti di riflessione e un raggio di speranza, il lettore giunge alla naturale soluzione della vicenda: il tempo passa, il dolore si trasforma in forza, e, dopo tante esperienze e conflitti interiori, Inbar trova l’equilibrio tra l’eterno affetto per un marito che non c’è più e la volontà di ritornare a essere la persona coraggiosa e felice che era stata al fianco di Simone. Oggi l’autrice è una donna serena che ha fatto pace con il destino e che continua a navigare, forte del coraggio e della fierezza imparate da un grande uomo di mare.
“Questo libro non è il racconto di una discesa all’inferno, ma della sua risalita.”
(dalla prefazione di Fabio Pozzo)
I BRANI:
Ancora adesso mi commuovo al ricordo di Jacques, mio padre, che mi viene a trovare quando ancora tutti gli altri sono al lavoro. Si siede sul divano al mio fianco e mentre mi accarezza la testa si domanda ad alta voce: “Chissà se ti rivedrò ancora sorridere”, ripensando a tutte le volte che scherzavamo insieme mentre aspettavamo che Simone tornasse a casa dalle sue imprese. Non rispondo e mentre ripenso a quei momenti, mi si blocca il respiro e le lacrime diventano più fitte. Jacques mi aveva ricordato che nella tradizione ebraica il lutto dura una settimana, non un giorno di più. A qualcuno questo può sembrare un precetto duro, in un momento in cui riesci solo a soffrire, e vorresti essere lasciata libera di farlo per l’eternità, senza doverti occupare di un futuro che ti sembra privo di senso e di interesse. Bisogna invece capire il valore profondamente consolatorio di questa affermazione. Non sarà una settimana, saranno mesi, o magari anni, ma il significato è chiaro: il dolore ha un tempo, che non è infinito. Esiste una vita dopo il lutto e questo è sempre bene ricordarlo.
L'AUTRICE
Inbar Meytsar, di origini israeliane, è nata a Milano dove vive e lavora. Dopo la laurea in Pubblicità e comunicazione, conseguita negli Stati Uniti presso la University of Hartford (Cunnecticut), ha lavorato per alcune delle principali agenzie internazionali. In seguito ha diretto la comunicazione di Tiscali e si è occupata di sponsorizzazioni per le navigazioni oceaniche per il gruppo OC sull’isola di Wight (Gran Bretagna). Appassionata di vela e istruttrice della Lega Navale Italiana, ha sposato Simone Bianchetti il 5 ottobre 2002. In collaborazione con Fabio Pozzo ha scritto Ho sposato l’oceano (Longanesi), di cui questo libro rappresenta l’ideale conclusione. Oggi dirige con successo l’ufficio relazioni pubbliche di un’importante impresa commerciale e continua a interessarsi di tutto ciò che riguarda il mare: ha preso parte all’ultima edizione del programma radiofonico RadioVela in onda su Radiorai e collabora con la nostra rivista, ItaliaVela.
Il mio Vendée Globe
Inbar Meytsar
Edizioni: Effemme
Pagine:180
Euro: 13,00
In libreria da: gennaio 2008
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