A margine di una regata di solidarietà Enzo Di Capua, coordinatore dei velisti del gruppo sportivo della Guardia di Finanza, ci racconta quali sono i traguardi già raggiunti, ma soprattutto riepiloga i prossimi importanti impegni in chiave olimpica del suo Team.
Ci spieghi innanzitutto qual è il tuo ruolo?
La mia principale responsabilità è rendere funzionale l’attività degli atleti che fanno vela nelle Fiamme Gialle poiché dal 1997 sono responsabile del IV nucleo atleti. Finora abbiamo preso parte a diverse edizioni di Coppa America e attualmente i ragazzi sono impegnati nell’attività olimpica, con la classe Star, il 49er, il Laser, il Finn e l’Rsx, la tavola a vela femminile. In alto mare regatiamo invece con i J24 e in match race con i diversi tipi di imbarcazione che vengono scelti dal comitato organizzatore.
La Guardia di Finanza svolge parte della sua attività in mare. Per il personale operativo a vela fa parte integrante della formazione? Com’è nata la decisione di prendere parte alle competizioni?
L’attività sportiva delle Fiamme Gialle nasce dall’esigenza di addestrare il personale alle mansioni di servizio. Poi, nel tempo, si è vista la possibilità di partecipare con i nostri atleti a manifestazioni di carattere nazionale e internazionale. Quindi sono arrivati gli accordi con il Coni e le federazioni ed è stato organizzato un gruppo che poi è diventato Centro Sportivo.
Per chi fa il vostro mestiere saper condurre un’imbarcazione è quindi importante quanto condurre un’auto o un elicottero ?
Chi va per mare deve conoscere le basi della navigazione a vela. Noi siamo inseriti nel contesto Scuola nautica, un istituto di istruzione che forma il personale di mare all’attività operativa.
Conoscere bene il mare è perciò necessario per condurre al meglio le operazioni e intercettare le imbarcazioni sospette?
L’Italia è una penisola che può essere facilmente attaccata da chi pratica illeciti via mare e il nostro comparto navale svolge compiti di polizia finanziaria e doganale con una presenza capillare lungo tutte le coste italiane.
Quando si è cominciato a parlare di oro olimpico nella vela?
Nel nostro Centro Sportivo siamo la disciplina più giovane, perché siamo stati affiliati alla Fiederazione Italiana Vela solo dal 1986: è un periodo piuttosto breve, ma che ci ha permesso di realizzare un bel palmares. La prima qualificazione olimpica risale a Barcellona 1992, poi c’è stata Sidney; attualmente la classe Star si è già qualificata per Qingdao e a bordo ci sarà Diego Negri. Anche nel 49er i fratelli Sibello sono già qualificati, così come Giorgio Poggi.
E le donne?
Flavia Tartaglini sta crescendo ma, avendo ancora davanti a sé Alessandra Sensini, per la quale sta facendo da sparring partner, dovrà portare pazienza. Ora stiamo programmando la sua attività in vista di Londra 2012.
Nella Guardia di Finanza dunque avete donne solo sulla tavola?
Per ora sì. Non ce ne sono sulle imbarcazioni a scafo perché il numero di posti in organico è limitato e al momento non è praticabile un turn over perché abbiamo atleti di punta in piena attività
Ci vuoi parlare del vostro impegno nella vela solidale?
Recentemente abbiamo avuto ospite a Gaeta la barca su cui, a causa di una malattia respiratoria, è costretto a vivere Niki Frascisco insieme ai suoi genitori.
Questa famiglia può quindi contare sull’ospitalità della Guardia di Finanza?
Certamente. Da alcuni anni è stata stipulata una convenzione tra il nucleo familiare del bambino e il nostro Comando Generale che, per andare incontro alle esigenze di Niki, mette a disposizione i propri ormeggi poiché nei porti italiani non è facile trovare una collocazione per un’imbarcazione simile.
Una bella storia: un bambino costretto a vivere in mezzo al mare e la Guardia di Finanza che gli offre rifugio…
Ci sentiamo vicini a queste necessità perché secondo il nostro codice etico dobbiamo stare accanto ai cittadini anche dal punto di vista umano. Inoltre è lo stesso sport che ci spinge alla solidarietà e alla correttezza insegnandoci il fairplay: rispetto delle regole e dell’avversario, soprattutto noi che siamo atleti in divisa dobbiamo esserne ancora più consapevoli
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