"Il fenomeno della pirateria non è nuovo ma fino alla metà dell'ultima decade la sua incidenza era limitata. Per questo motivo la comunità internazionale solo recentemente è corsa ai ripari nel tentativo di arginare l'attuale escalation. Dal 2005 l'incidenza del fenomeno è vertiginosamente aumentata: in termini di riscatti pagati si è passati da cifre che si aggiravano intorno alle migliaia di dollari ai 3,5 milioni di dollari richiesti per la nave giapponese Stella Maris nel luglio del 2008. Si stima che la cifra pagata per i riscatti solo nel 2008 si aggiri tra i 18 e i 30 milioni di dollari". Con queste parole Nicola Coccia, Presidente di Confitarma ha aperto i lavori del Convegno "Economic Impact and strategy to counter piracy", svoltosi oggi a Roma nella Galleria Colonna in occasione della Giornata Europea del Mare."Quale primo soggetto coinvolto, l'armatore subisce le conseguenze umane e materiali degli atti di pirateria ed è direttamente responsabile della sicurezza del proprio equipaggio, il suo capitale più importante, e della nave con relativo carico. È quindi chiamato a porre in essere ogni possibile sforzo sopportando il relativo costo economico quale investimento per la sicurezza - ha proseguito il Presidente di Confitarma - i mass media, devono aiutare il grande pubblico a comprendere la gravità di questo fenomeno e le pesanti conseguenze economiche per la collettività. C'è il concreto rischio che gli episodi di pirateria - che ormai possiamo definire routine - vengano percepiti, dall'opinione pubblica, come semplici casi di cronaca nera, per certi versi anche affascinanti, estranei e comunque lontani dalla nostra condizione di cittadini".
L'Amm. Paolo La Rosa, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana, ha ricordato che la pirateria marittima è un problema storico e complesso le cui cause sono radicate a terra, mentre gli effetti si avvertono principalmente in mare. Esso coinvolge numerosi e diversi attori nazionali e internazionali. E' quindi necessario un approccio globale e coordinato di tutte le forze che fornisca efficaci risposte a questa minaccia per la sicurezza e la stabilità globale. In tale contesto, le marine svolgono un ruolo centrale poiché hanno i mezzi, le capacità e lo status giuridico per intervenire. La Marina Militare Italiana, istituzionalmente chiamata alla salvaguardia degli interessi vitali del Paese sul mare, è da anni impegnata nella sorveglianza e nella protezione dei traffici nelle aree a maggior rischio. Questa conferenza sulla pirateria organizzata da Confitarma nel contesto della giornata marittima dell'Unione europea raccogliendo testimonianze, esperienze, professionalità e proposte di qualificati attori coinvolti a vario titolo, rappresenta un utile contributo per sviluppare una più efficace risposta alla pirateria.
Cesare d'Amico, Presidente del Gruppo CSO - Company Security Officer di Confitarma ha ricordato che l'armamento aveva chiesto l'impegno della marina militare italiana a tutela dei nostri mercantili impegnati con 600 passaggi l'anno nelle aree sensibili del Corno d'Africa e del Golfo di Aden ottenendo l'invio della fregata Maestrale inserita all'interno della missione europea ATALANTA.
Ma l'aveva chiesta anche a tutela degli interessi generali del Paese che, qualora il fenomeno pirateria si rafforzasse ancor di più, vedrebbe messa a rischio la sua posizione leader nei traffici mediterranei. Se solo una parte delle 22.000 navi che transitano via Suez da sud dovesse scegliere percorsi alternativi, l'economia dei paesi mediterranei, ed in primis la nostra, riceverebbe un colpo mortale in un periodo di già grave congiuntura economica come quello attuale.
Oggi, con la recrudescenza del fenomeno, occorre grande responsabilità da parte degli armatori che devono mettere in pratica tutte le misure necessarie alla difesa della nave, in primis quella di navigare seguendo le ultime direttive della marina militare che prevedono un passaggio a minimo 600 miglia dalla costa. Ci sono poi un ventaglio di soluzioni tecniche (dall'uso degli idranti antincendio, all'installazione del filo spinato, all'utilizzo di nuovi radar) a supporto dei nostri equipaggi che devono essere comunque rassicurati dalla presenza, ma ancor più rafforzata e meglio organizzata, delle marine militari.
In definitiva, ha sottolineato il Presidente dei CSO, armatori e Marina Militare operano insieme a protezione degli interessi dei consumatori finali e dell'economia della nazione.
Philip Embiricos, Presidente del Bimco, ha tracciato i confini del fenomeno della pirateria soffermandosi in particolare sulla pericolosità di dotare gli equipaggi delle navi di armi perché ciò comporterebbe una escalation della violenza da parte dei pirati, senza contare che i marittimi non sono addestrati all'utilizzo delle armi e quindi si aumenterebbe il livello di pericolosità. Oltre alle problematiche assicurative e legali bisogna tener conto del possibile il rifiuto da parte degli equipaggi di navigare su rotte pericolose e ciò con gravi conseguenze per il traffico marittimo mondiale. D'altronde un'azione inefficace contro la pirateria potrebbe trasformare il fenomeno in una pandemia senza controllo. Anche per Embiricos la base per la risoluzione della pirateria marittima al largo delle coste della Somalia è a terra.
Il Cdr (Commander Royal Navy) Gerry Northwood è intervenuto in rappresentanza dell'Operazione Atalanta ed ha descritto la missione della forza navale europea sottolineando il progresso raggiunto nella condivisione delle informazioni, nella cooperazione con l'industria armatoriale, e nel coordinamento tra le operazioni navali dei vari paesi europei e delle autorità degli stati regionali.
In tale contesto rientra il Maritime Security Centre Horn of Africa (MSC-HOA) che sta concretamente contribuendo a migliorare il coordinamento tra le operazioni militari e l'industria marittima. Inoltre, Northwood ha ricordato che sono già state catturate tre navi madre dei pirati e che sono stati stipulati accordi con il Kenya e le Seychelles per giudicare in questi paesi i pirati catturati che altrimenti dovrebbero essere rilasciati.
L'Amm. Maurizio Gemignani, Comandante del Comando Nato di Napoli, nell'illustrare lo sviluppo delle operazioni antipirateria della Nato - Operation Allied Provider - ha sottolineato la particolarità di questa operazione partita su richiesta delle Nazioni Unite per scortare le unità del World Food Programm lasciate senza scorta. Le unità della NATO sono intervenute molto rapidamente grazie al fatto che un dispiegamento nell'area era già in avanzato stato di pianificazione.
In ogni caso, occorre un coordinamento tra le tantissime organizzazioni militari che operano nell'area, oltre ad un indispensabile adeguato supporto legislativo per poter detenere i pirati catturati e farli giudicare da un tribunale locale.
Giuseppe Bottiglieri, Presidente della Commissione navigazione oceanica di Confitarma ha portato esempi concreti delle difficoltà che si pongono agli armatori e ai marittimi imbarcati su navi che operano nell'area del Corno d'Africa ed ha sollecitato un concreto intervento delle Nazioni Unite per trovare una soluzione a questo fenomeno: la forza navale dell'Ue, la Nato e tutte le singole iniziative dei vari paesi che sono attualmente presenti nell'area con le loro forze navali non possono da sole rappresentare la soluzione. "E' necessario che venga assunta una decisone politica internazionale, nonostante l'azione delle marine militari sia di grande aiuto alla sicurezza dei traffici." Tale soluzione dovrebbe andare di pari passo con l'aiuto alle popolazioni locali in quanto situazioni di grande povertà favoriscono l'emergere di fenomeni di questo tipo di criminalità internazionale".
Vincent Grimaud, Vice Capo della DG MARE B1 re della Commissione europea, ha sottolineato che l'Unione europea continua a mantenere alta l'attenzione sul problema della pirateria consapevole delle conseguenze umane ed economiche che deriverebbero da una sottovalutazione del problema non solo per l'economia dei paesi membri dell'Ue ma per tutta l'economia mondiale.
Giuseppe Mauro Rizzo, Presidente del Gruppo Giovani Armatori di Confitarma, nel riaffermare la gravità del problema per i suoi risvolti umani legati alla sicurezza e per le conseguenze economiche, ha sottolineato che sarebbe opportuno lanciare un appello al G8 che si terrà in Italia nel prossimo luglio presieduto dal Governo Italiano, chiedendo di inserire nell'agenda dei lavori una sessione dedicata a questo importante tema oggi così attuale. "Il problema va risolto a livello politico perché non basta più la buona volontà e la professionalità degli operatori".
Nato il 26 dicembre, Giancarlo Pedote festeggerà anche il suo compleanno in una cellula di vita interna che è grande poco più di 2 metri quadrati, senza riscaldamento, senza bagno e con solo un fornellino da campeggio per cucinare. Ma comunque AUGURI!!!
Difficile però battere il record di di 1 giorno, 9 ore e 15 minuti detenuto da Comanche, perché il meteo promette di calmarsi. In testa lottano per la Line Honours Comanche e LawConnect
Ai ritmi attuali, sembra certo che il leader (chiunque sarà) batterà il record di Armel Le Cléac'h del 2016 per il passaggio di Capo Horn, fissato a 47 giorni e 34'. La foto "innevata" è stata scattata da Boris Herrmann a bordo di Malizia-Seaexplorer
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Solo 9 i minuti di distacco tra Yoann Richomme e Charlie Dalin. Mai un distacco così esiguo in tutta la storia del Vendée. Passaggio tranquillo e prime scelte per la risalita dell'Atlantico
È il primo trofeo italiano della vela giovanile per importanza e storia e una delle più prestigiose regate internazionali della classe Optimist organizzato dal Reale Yacht Club Canottieri Savoia
In testa c'è sempre Yoann Richomme (Paprec Arkéa) con Charlie Dalin (Macif Santé Prevoyance) a 45 miglia. Tra i due un marcamento stretto in pieno oceano, neanche fossero impegnati in un match race