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MARCO NANNINI

Marco Nannini: su e giù dalle onde

marco nannini su gi 249 dalle onde
Marco Nannini

Vela, Global Ocean Race - Oceano Indiano, 44 gradi Sud, 93 gradi Est. L'Africa ormai nello specchietto retrovisore dista ben 3500 miglia mentre l'Australia, che sembrava lontanissima e irraggiungibile, sta ora a poco più di mille miglia al nostro Nord Est. Il traguardo a Wellington ancora a 3500 miglia, ancora 2-3 settimane di navigazione. I giorni passano, una successione di albe e tramonti, notti gelide e giornate sotto cieli di piombo e rari raggi di sole. Viviamo in questo micro mondo avendo perso il senso del tempo. Enormi onde con vivaci creste bianche sollevate da un vento potente, intorno a noi. Grandi albatros in continuo volo. Inevitabile un senso assoluto di solitudine e distanza. Ci rimane solamente una finestra sul mondo tramite email e telefono satellitare. Come nei grandi libri che abbiamo letto da ragazzi, viviamo di prima mano quelle condizioni meteo e quelle emozioni che ci hanno ispirato a venire a vedere di cosa si trattasse. Pochi minuti fa’ una raffica di 54 nodi ci ha quasi coricato nonostante la vela ridottissima. Infatti l'anemometro non segna meno di 30 nodi da 4-5 giorni e spesso sta sui 40. E’ un bell'andare. Oltre al vento, la velocità è data anche dalle onde grandi come colline che ci sollevano e ci lanciano in grandi planate. Forse l'emozione più vicina a cui riesco a pensare è quella di una grande corsa con la slitta giù da una collina innevata. E anche qui al fondo facciamo un gran ruzzolone piantandoci nell'onda davanti, che ci rallenta sollevando una fontana di spruzzi. La prua della barca semisommersa poi si rialza, il vento forte spinge ancora, e pochi istanti dopo una nuova onda ci rilancia in un gioco infinito con questa slitta oceanica. Enorme vantaggio: non bisogna risalire sulla collina dopo ogni corsa, sono le colline che ci passano sotto la barca una dopo l'altra. Stiamo bene di testa e di corpo e se da un lato mi godo questa situazione surreale di totale distacco dal mondo, dall'altro è inevitabile pensare agli affetti lasciati a terra. Immagino una serata in compagnia della mia ragazza, o una cena fra amici. Piaceri semplici che visti da qui diventano tanto più importanti. Si dimentica lo stress della vita di città, del lavoro, tante emozioni che solitamente ci preoccupano giorno e notte, come arrivare in ritardo in ufficio, la carriera, le cene di lavoro, a cui spesso non si vuole andare, che sembrano questione di vita o di morte. Viste da qui fanno quasi sorridere. Forse prendiamo troppe cose troppo seriamente e dedichiamo troppo poco tempo agli amici e chi ci sta veramente vicino. Boh chissà, non voglio fare il filosofo... anzi è quasi se avessi fatto passi indietro nella scala evolutiva e fossi tornato scimmia. Mi devo preoccupare di mangiare dormire e tenere cara la pelle. Al resto ci penseremo poi!


18/12/2011 09:45:00 © riproduzione riservata






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