domenica, 22 dicembre 2024


ARGOMENTI
IN EVIDENZA

vendee globe    campionati invernali    open skiff    dragoni    guardia costiera    circoli velici    veleggiata    orc    optimist    ran 630    confindustria nautica   

RORC CARIBBEAN 600

La RORC Caribbean 600 di Giancarlo Simeoli

la rorc caribbean 600 di giancarlo simeoli
Roberto Imbastaro

Terminata la RORC Caribbean 600, complicata regata caraibica che costringe ad un serrato slalom tra le isole sempre rincorsi da un fortissimo Aliseo che non cambia mai di direzione. Una regata “scassabarche” che ha visto un bel numero di ritiri tra cui quello della nostra amata Ars Una, di Giulio Biscarini, da sempre protagonista nel Tirreno, dall’Invernale di Riva di Traiano alla Roma per 2, e poi lanciatasi nel circuito delle grandi classiche d’altura, che sono il suo vero pane quotidiano, come ha dimostrato nell’ultimo Fastnet. Qui ai Caraibi un guasto al motore gli ha impedito di ricaricare le batterie e la loro RORC 600 si è trasformata in una RORC 300. Un’altra barca italiana era la bellissima Goodjobguys di Enrico Gorziglia, al 24mo posto in IRC overall. Pur essendo svizzero, Franco Niggeler lo consideriamo un po’ velista di casa nostra e lui ha fatto una bellissima regata con il suo Kuka3, per ora al 5° posto IRC overall. 

Ma l’italiano “infiltrato”, il nostro vero agente ai Caraibi, è Giancarlo Simeoli e lo troviamo a bordo di un Cookson 50 a stelle e strisce, il Triple Lindy di Joseph Mele che, dopo una regata non certo tranquilla, ha raggiunto la 14ma posizione in IRC overall.

Ecco il racconto di Giancarlo:  

“L’ultima notte è stata molto dura e siamo arrivati abbastanza stanchi verso le 3:20. La regata è stata per noi abbastanza complicata, perché, un po’ come tutti, abbiamo avuto dei problemi, visto che qui il vento non è mai calato sotto i 15 nodi. In verità abbiamo avuto in regata 25/30 nodi quasi sempre costanti. Per me è stata un’esperienza completamente nuova - prosegue Giancarlo - perché non avevo mai navigato con questi Alisei costanti e molto forti. Gli unici punti dove abbiamo trovato poco vento sono stati dietro l’isola di Guadalupa e qualche altro rarissimo momento dietro qualche altra isola. I problemi sono iniziati subito. Già nella prima issata dello Spi, l’A2 che avrebbe dovuto accompagnarci per tutta la regata, lo  abbiamo perso. Ha avuto il cattivo gusto di rompersi non appena issato. E non è finita qui. Abbiamo avuto rotture sulle scotte, perché ci si lavorava molto. Le abbiamo rotte tutte e quattro, sia del frullone sia dello Spi. Ovviamente le abbiamo riparate, ma abbiamo rotto anche una drizza e ci è caduto il fiocco. Abbiamo dovuto usare solo la seconda drizza per cui è stato tutto molto più complicato. Tutti questi errori sono derivati non dalla mancanza di cura dell’imbarcazione, perché ci abbiamo speso moltissimo tempo, ma avendo questa barca fatto già sia la Bermuda Race sia la Sydney/Hobart, probabilmente avremmo dovuto considerare la possibilità di cambiare almeno le scotte, che qui si sono cotte molto con il caldo e gli allenamenti che abbiamo fatto. Un errore grande che potevamo sicuramente evitare è stato quello che ha portato alla rottura delle draglie. E’ stato sicuramente un errore umano. Abbiamo fatto un nodo su questa scotta spi che cadeva in acqua e di notte non ce ne siamo accorti quando abbiamo tirato per strambare e la scotta spi ha strappato tutti i candelieri. Per fortuna questo è successo dietro San Barth, dove c’è stata una di quelle poche mezze ore dove il vento era calato, e siamo riusciti a riparare questi candelieri in carbonio e a rimettere la barca in sicurezza per ripartire. Il risultato è stato non bellissimo perché siamo un po’ a metà classifica ma è già soddisfacente aver completato la regata, perché questa Caribbean 600 è estremamente complicata. A mio avviso non è proprio bellissima, perché trovo il percorso un po’ assurdo. Come ad esempio passare davanti all’arrivo, scendere di 30 miglia con 40 nodi di vento e poi risalirci con un’onda incredibile tipica di questo mare, molto alta e ripida che assolutamente non assomiglia a un’onda oceanica lunga su cui si passa bene. Questa è proprio un’onda che rompe le barche. A Guadalupa c’è questa onda che è veramente micidiale. Abbiamo passato quattro ore a sbattere e sembrava che la barca dovesse rompersi. E’ una regata però bellissima nelle poppe, perché la barca diventa molto divertente e poi 90 miglia tutte a scendere sono una bella discesa. Le salite di bolina sono invece veramente molto fastidiose e complicate. Sono 3 giorni, poi, durante i quali non si riesce mai a dormire perché il vento molto forte non ti permette di riposare. Le mie sensazione, alla fine, è che sia una regata non bella, nel senso che la trovo è un ottimo allenamento, ma è una regata che distrugge le barche perché in queste condizioni gli scafi sembrano smontarsi. Qui in banchina ho incontrato molti equipaggi stranieri - conclude Giancarlo - che queste grandi regate d’altura le fanno in tutti gli emisferi e tra Sydney/Hobart, Fastnet e altre regate, quasi per tutti, la regata più bella è la Middle Sea Race, perché ci vuole sempre un percorso un cui il vento viene ma anche cala e da la possibilità di gestire meglio le condizioni”.          


22/02/2019 10:40:00 © riproduzione riservata






I PIU' LETTI
DELLA SETTIMANA

Vendée Globe: Pip Hare disalbera in pieno Indiano

Domenica 15 dicembre alle 21:45 UTC, Medallia, la barca della britannica Pip Hare, ha disalberato a 800 miglia nautiche a sud dell'Australia

49° Invernale del Tigullio: tutti i vincitori della prima manche

Koyre Spirit of Nerina (ORC A-B), Pomella J (ORC C), Mary Star of the Sea (J80), India (Libera A) ed Hell Cat (Libera B) sono gli equipaggi vincitori della prima manche del 49° Campionato Invernale del Tigullio

Vendée Globe: anche all'ultimo posto si combatte senza paura

L'ungherese Szabolcs Weores deve ancora passare Capo Buona Speranza e ha rotto una sartia mentre è al limite di una depressione con venti a 40 nodi

Vendée Globe: lo skipper ungherese Szabolcs Weöres annuncia il suo ritiro

Con una sartia rotta e in un netto ritardo dal leader (deve ancora passare Capo Buona Speranza) il velista ungherese ha deciso di finirla qui e si sta dirigendo verso Cap Town

Vendée Globe: una inattesa battaglia a tre

Pochi avrebbero immaginato che questa edizione del Vendée Globe si sarebbe trasformata in una battaglia a tre, e ancora meno avrebbero previsto che Seb Simon, con una barca priva di foil di dritta, avrebbe tenuto testa al duo dei favoriti

Giorgia Meloni loda la nautica ma la burocrazia ne impedisce la crescita

Il Ministero della Salute impedisce il rilascio dell’attestato sanitario necessario per essere ammessi ai corsi di formazione. A rischio 3.000 potenziali nuove figure professionali per la nautica da diporto

Invernale Napoli: i trofei Gaetano Martinelli, Paola Martinelli e Oreste Albanesi a Cosixty 8, Grande Puffo e Gaba

Arriva il primo successo per Cosixty 8, la barca di Salvatore Casolaro del CN Torre Annunziata, nella quarta prova del Campionato Invernale di Napoli organizzata dal Club Nautico della Vela, valida per l’assegnazione del trofeo Gaetano Martinelli

Un eccellente 2024 per la Lega Navale Italiana di Viareggio

La LNI sez. Viareggio chiude positivamente il 2024 pensando ai prossimi appuntamenti con in programma non solo regate in mare ma impegno nel sociale, grande a attenzione ai giovani e alla disabilità e gli imperdibili Open Day

Bando per circoli FIV per acquisto barche classe Open Skiff

La Classe Italiana Open Skiff, in collaborazione con Tahe Ourdoors, presenta per il 2025 il progetto per l’apertura di 5 nuovi Centri Open Skiff

Vendée Globe: Pedote verso Cape Leeuwin

Umiltà, concentrazione e focus sugli obiettivi gli ingredienti per mantenere alta l’attenzione agonistica verso Cape Leeuwin

Utilizzando questo sito accetti l’uso di cookie per analisi e pubblicità.  Approfondisci