Louis Vuitton ha confermato che ci sono 23 team interessati alla nuova Louis Vuitton Cup, avvero la Pacific Series che si correrà in febbraio a Auckland e che sette Team hanno già pagato la loro quota d’iscrizione. E tra questi (sorpresa???) c’è anche BMW Oracle.
Tra le sette squadre iscritte cinque hanno già partecipato all’America’s Cup: Emirates Team New Zealand, BMW Oracle Racing, K-Challenge, Mascalzone Latino e Shosholoza. Un altro Team italiano avrebbe già preannunciato la sua partecipazione. "Noi abbiamo ravvisato un grande interesse – ha dichiarato il Presidente di Louis Vuitton Yves Carcelle – e con una risposta così positiva stiamo ancor di più lavorando per avere il maggior numero possibile di team ad Auckland”. In totale sono 23 i team interessati ad una partecipazione all’avvenimento che si preannuncia si interessante anche agonisticamente, ma soprattutto politicamente. Perchè così, a 25 anni di distanza da quel 26 settembre del 1983 nel quale il 23 metri Australia II mise fine a 132 anni di dominazione americana sull’America’s Cup, si tenta un’operazione che, visto lo stallo legale della Coppa ed anche la disaffezione crescente degli appassionati, potrebbe anche porre fine, di fatto, alla Coppa America che conosciamo. Louis Vuitton si è fatto con questa iniziativa catalizzatore di interessi diversi ma convergenti su un unico punto: togliere ad Alinghi e ad AC Management la gestione dell’evento. Sintomatico il ruolo attivo di Roussel Coutts che ha confermato a Bruno Troublé di aver già iniziato a preparare la barca ed il Team Bmw Oracle per questa regata. Da notare come, con perfida sottigliezza e per allontanare qualsiasi possibilità di dialogo, siano state invitate tutte le barche che hanno partecipato all’ultima Louis Vuitton Cup alla quale, come da regolamento, Alinghi essendo il Defender non ha partecipato.
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