La vela azzurra balla un tango nelle acque di Qingdao e conquista la sue prima medaglia alle Olimpiadi cinesi. Una medaglia nella classe Laser, il singolo per eccellenza, la barca monotipo, l’attrezzo velico con scafo e vele perfettamente uguali per tutti, dove per vincere conta solo l’abilità del timoniere. A conquistarla l’italo-argentino Diego Romero Paschetta, 33 anni, nato a Cordoba (Argentina), bisnonni italiani (Paschetta e Seggiaro, di origine piemontese in provincia di Cuneo) trasferiti in Argentina, nonno Juan Paschetta che a Cordoba ha preteso che fosse mantenuta la cittadinanza italiana (“Vedrai che un giorno, quando meno te lo aspetti, ti tornerà utile”, ricorda Diego con gli occhi lucidi), che vedeva con lui le partite della nazionale italiana ai mondiali di calcio del 1982 e che gli regalò la sua prima maglia azzurra. “Oggi nonno Juan sarebbe contentissimo, ne sono sicuro”. A Codoba sono orgogliosi di lui papà Carlos Romero e mamma Graziella Paschetta, entrambi architetti, e anche i suoi due fratelli minori (uno avvocato e l’altro disegnatore). Prima del podio di Pechino 2008, due Olimpiadi nella classe Laser con la bandiera argentina (Sydney 2000, 22° posto; Atene 2004, 12°, Romero ha doppio passaporto e dal 2006 ha completato la procedura per far parte delle squadre nazionali di vela, concorrendo alle selezioni olimpiche. Qualifica conquistata al Mondiale di Cascais 2007, e selezione strappata al Campionato Italiano delle Classi Olimpiche di Venezia a luglio.
LA MEDAGLIA DI QINGDAO
“Non è una sorpresa per me, questa medaglia. Io sono stato sempre convinto di potermela giocare al massimo. Ho fatto una scelta di vita importante, ho lavorato duramente negli ultimi due anni e soprattutto negli ultimi sei mesi, per preparare questa Olimpiade, ho perso 7 chili solo nelle ultime 5 settimane dopo il campionato italiano di Venezia. Credo che non sia un caso che sul podio siamo tre atleti con più di 30 anni: regatare sul Laser non richiede solo impegno fisico ma, specialmente nelle condizioni di questa regata, un grande equilibrio e una forza della testa. Ci vuole maturità per gestire regate con pochissimo vento puntando a restare sempre nelle prime posizioni di una flotta fortissima come quella presente ai Giochi.”
“Oggi è senza alcun dubbio il giorno più bello della mia vita. Dedico questa medaglia alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicina, agli amici veri, che non ti abbandonano nei momenti difficili, e alla gente italiana. Adesso festeggiamo questa medaglia, per me è un onore: la sento italiana con il cuore, è anche un risultato della buona energia che ho preso dalla gente di questo paese”.
“Mi piacerebbe iniziare a pensare già a Londra 2012, questa volta vorrei vincere la medaglia d’oro”.
DIEGO ROMERO RACCONTA LA SUA STORIA
“A Cordoba non c’è il mare, anzi ci sono le montagne. Ma c’è un piccolo lago con un bel vento, solo 3 chilometri quadrati di superficie: è lì che ho iniziato ad andare in barca a vela. All’inizio, con i miei genitori, è stato per passione, per amore della natura e del senso di libertà che regalava andare in barca, uno Snipe. Avevo 10 anni. A quell’età quasi tutti i campioni della vela attuali, iniziano già a fare le regate. Io invece ho studiato e non ho fatto vela agonistica. Poi a 18 anni ho fatto la mia prima regata con un Laser. Nel 1994 ho partecipato al campionato argentino classificandomi 50°. L’anno successivo conquistai il 3° posto: è stato allora che ho pensato che forse ero buono per questo sport. Così ho iniziato ad allenarmi, al campionato sono stato 2° poi 1°. E dal 1996 ho iniziato a lavorare alle campagne olimpiche con la squadra argentina, fino a qualificarmi sia per Sydney che per Atene. Con gli anni la vela è diventata molto più che una passione, è il mio lavoro, il mio impegno totale. Io mi sento soprattutto uno sportivo, mi piace la dimensione dello sport. Vado in bici, faccio Triatlon e arrampicate. Per la vela non è stato raro affrontare giornate che iniziavano alle 7 e finivano oltre la mezzanotte. Il lavoro non mi spaventa, anzi mi esalta, mi piace vedere i progressi, misurare i miglioramenti, e inseguire i sogni. Vincere una medaglia alle Olimpiadi è semplicemente un sogno trasformato in realtà”.
IL CONTATTO CON L’ITALIA E LA VELA ITALIANA
La prima volta che ho parlato con il presidente della Federazione fu nel 2003, nel quadriennio precedente. Non ero troppo contento della situazione argentina e del lavoro che potevo svolgere, e semplicemente dissi al presidente che avevo il passaporto italiano. Poi se ne è riparlato un paio di anni dopo, e quando anche il CONI ha dato il suo ok, abbiamo fatto il passo. Dal 2006 ho regatato in giro per il mondo con la maglia italiana, conquistando anche un 3° posto al Mondiale ISAF della classe Laser. E secondo i piani federali ho fatto tutte le selezioni e le qualifiche olimpiche. In questi mesi e anni ho sempre creduto di venire in Cina e battermi per il podio, non mi interessava l’idea di venire all’Olimpiade a fare il turista”.
“So che ci sono atleti argentini famosi nella storia dello sport italiano. Tutti mi parlano di Camoranesi, ma io non seguo il calcio e il mio idolo è stato sempre il rugbysta Diego Dominguez (anche lui di Cordoba)”.
“Dell’Italia (Diego Romero, tesserato per il Circolo Nautico Sturla vicino a Genova, vive a Riva del Garda, ndr) mi piacciono tante cose: la vita, le amicizie, tante cose. Anche l’ambiente della classe Laser, pur con le inevitabili rivalità, è ricco di stimoli, amici, possibilità di crescita. Mi piace lavorare in team e condividere le informazioni, crescere come sportivi”.
“La sensazione quando ho visto salire sul pennone la bandiera italiana? Prima di tutto ho guardato quella inglese, per la quale suonava anche l’inno, e mi sono detto che avrei voluto che al suo posto ci fosse il tricolore! E comunque è una bella sensazione”.
LA VELA (E I SUOI MITI) SECONDO DIEGO ROMERO
“Sono tanti i personaggi della vela e i grandi campioni. Personalmente ho una predilezione per due straordinari atleti e amici: Santiago Lange e Carlos Espinola (l’equipaggio argentino del Tornado a Qingdao, medaglia di bronzo ad Atene 2004, ndr). In questi anni ho cercato di imparare tanto dal loro lavoro, dal loro approccio. Sono davvero due grandi personaggi”.
“Ieri dopo le regate, che non erano andate benissimo per me, ho pranzato con Valentin Mankin e abbiamo visto insieme la Medal Race della classe Finn. Parlavamo delle mie regate e lui mi pregava di sentirmi felice e soddisfatto. Quando Ben Aisnlie ha vinto l’oro, lui tranquillamente ha detto: ‘Ecco, adesso lui è uguale che io”, allora ho realizzato che stavo parlando con un mito, uno che ha vinto tre ori e un argento alle Olimpiadi. Valentino è molto forte, anche se sono stato poco vicino a lui in questi due anni, è un uomo e un atleta da cui c’è tanto da imparare e soprattutto è dotato di una energia contagiosa e positiva. E’ uno che non si ferma mai. E’ una caratteristica nella quale mi riconosco un po’: anch’io sono uno che lavora tantissimo. Non credo di essere nato dotato di talento naturale: tutto quello che ho ottenuto è frutto di tanto lavoro e sacrifici”.
I COMPAGNI DI SQUADRA
“In fondo ho due squadre: i compagni argentini sono stati molto carini con me, mi hanno seguito e festeggiato la medaglia. Con i compagni di squadra italiani il rapporto è ottimo, in particolare con Fabian Heidegger (il windsurfista, ndr) con il quale condivido la camera: è un ragazzo e ha l’energia e la spensieratezza della sua età, tanta energia buona. Soprattutto ha una cosa: il sorriso. Io sono convinto che per vincere sia importante avere al fianco qualcuno che sorride. Alla fine sono felice perché in questa settimana così importante sono riuscito a fare il mio meglio in acqua e dimostrare il mio valore. Sono stato anche fortunato, perché a volte pur facendo tutto al meglio non si riesce a trovare la forma giusta o il risultato sperato”.
IL PRESIDENTE DELLA FEDERVELA SERGIO GAIBISSO
Al presidente sono arrivate subito le telefonate del segretario generale del CONI Raffaele Pagnozzi e del capo della preparazione olimpica Roberto Fabbricini (che domani saranno a Qingdao). E Gaibisso non nasconde la sua soddisfazione, e anche un po’ di emozione, per la medaglia di Romero: “Voglio prima di tutto ricordare in un momento come questo la nostra grande Nucci Novi Ceppellini, vice presidente dell’ISAF che ci ha lasciato quest’anno. Senza dubbio sarebbe stata lei, oggi, a premiare il nostro atleta sul podio di Qingdao. E spero che l’eco di questa medaglia le arrivi”.
“Non parliamo di sorpresa per questo atleta. Piuttosto sapevamo benissimo che sarebbe stata una Olimpiade difficilissima, come si sta confermando, e che Diego è un timoniere con i numeri per fare il risultato. Con Romero non abbiamo acquistato un atleta straniero: lui il passaporto italiano l’ha sempre avuto, e già dal passato quadriennio mi aveva spiegato la sua idea di venire prima o poi in Italia. Quando poi l’ha fatto, è stato trattato come tutti gli atleti della nostra vela che sono nel giro delle squadre federali, ha fatto i raduni, la preparazione, le selezioni. E non va dimenticato che per vincere le selezioni olimpiche ha faticato non poco”.
“Ora che questo ragazzo è un patrimonio della vela italiana, vorrei portarlo ai primi di settembre alla Coppa Primavela e farlo incontrare con i nostri giovanissimi”.
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