Missione compiuta! Sabato 27 luglio 2019 BAT, barca a vela in legno del 1889 lunga appena 5,20 metri, è arrivata a Trieste dopo la partenza da Sanremo avvenuta il 28 maggio scorso. Circa 1700 le miglia percorse, coperte in 61 giorni di mare e sostando presso 53 differenti località. Autore del giro d’Italia il 70enne progettista nautico milanese (e nonno di due nipoti) Paolo Lodigiani, che ha voluto intitolare il viaggio BAT 200, ovvero la somma della sua età con i 130 anni della barca.
Un viaggio romantico, senza fretta, navigando solo di giorno di porto in porto, godendo della bellezza delle 53 località dove ha sostato, in primis presso le strutture della Lega Navale Italiana sparse lungo la penisola. Ma anche una circumnavigazione perseguita con tenacia, rispettando una rigida programmazione delle tappe, senza incidenti e molto fortunata sotto il profilo meteorologico, con solo 4 giorni di pioggia su 61 giorni di durata del periplo. Questo in sintesi il giro d’Italia a vela compiuto dal BAT, cutter aurico lungo appena 5,20 metri costruito in legno di teak in Inghilterra nel 1889 dal cantiere J.T. Howard di Maldon su progetto dello yacht designer C.P. Clayton. La barca, partita il 28 maggio 2019 dalle banchine dello Yacht Club Sanremo, ha concluso il viaggio a Trieste sabato 27 luglio 2019 presso la sede dello Yacht Club Adriaco, dove è stata festeggiata con tutti gli onori. Autore di quella che può essere senz’altro riconosciuta come una piccola-grande impresa, unica nel suo genere, è il progettista nautico milanese Paolo Lodigiani, anche consigliere dell’ASDEC, Associazione Scafi d’Epoca e Classici, armatore di BAT da ben 25 anni. Prima del suo acquisto, avvenuto nel 1994, la barca era appartenuta per quasi un trentennio al noto yacht designer triestino Carlo Sciarrelli. Con la sua circumnavigazione Paolo Lodigiani, felice nonno di due nipoti, ha dimostrato che il ritiro dalla vita lavorativa non debba per forza corrispondere ad un ‘riposo forzato’.
In preparazione del periplo d’Italia, Lodigiani ha affidato BAT al Cantiere Massimo Garella di Borgone di Susa, in provincia di Torino, che con la consulenza dell’architetto Marco Casavecchia ha riportato la barca al disegno di Sciarrelli applicando una nuova coperta e la tuga. A bordo di BAT tutto è ‘fisico’, di winch neanche a parlarne, le regolazioni sono effettuate a mano con bozzelli e paranchi e quando il vento soffia forte l’impegno alle manovre si sente. Considerata la particolarità e la vetustà dell’imbarcazione, lo spirito con il quale è stata preparata e affrontata questa avventura e (perché no) anche l’età dello skipper, è auspicabile ritenere che l’impresa del BAT possa meritare qualche riconoscimento in occasione del premio “Velista dell’anno”. Come dire … la vela non è solo agonismo, sudore e vittorie, ma spesso anche un sano “andamento lento” che ti consente di arrivare ovunque. In questo caso il proverbio “chi va piano, va sano e va lontano” non poteva essere più appropriato.
Nel corso dei due mesi di mare, insieme a Lodigiani si sono alternati a bordo 30 membri di equipaggio provenienti da tutta Italia, di età compresa tra 28 e 74 anni, tutti non professionisti della vela imbarcatisi con il solo scopo di fare parte di un viaggio che ha tutti i requisiti per entrare di diritto nella storia della vela italiana. Sul BAT hanno navigato per uno o più giorni dall’architetto all’agricoltore, dallo scrittore al velaio, dal pensionato all’editore, dall’imprenditore al consulente finanziario, dal designer all’esperto di comunicazione al professore universitario. Ecco le 53 località presso le quali il BAT ha sostato nel corso del periplo dell’Italia (poche le variazioni rispetto al cronoprogramma preventivato): Sanremo (28/5/2019), Loano, Genova, Chiavari, La Spezia, Viareggio, Marina Cala de’ Medici, Piombino, Talamone, Porto Ercole, Riva di Traiano, Fiumicino, Anzio, San Felice Circeo, Gaeta, Procida, Napoli, Amalfi, Agropoli, Marina di Camerota, Maratea, Cetraro, Tropea, Reggio Calabria, Roccella Ionica, Catanzaro, Le Castella, Crotone, Cariati Marina, Porto degli Argonauti, Porto Cesareo, S. Maria di Leuca, Otranto, Brindisi, Villanova di Ostuni, Bari, Trani, Manfredonia Marina del Gargano, Vieste, Rodi Garganico, Termoli, Ortona, Giulianova, Ancona, Pesaro, Rimini, Cesenatico, Porto Garibaldi, Chioggia, Venezia, Lignano Sabbiadoro, Monfalcone, Trieste (27/7/2019).
Ogni sosta del BAT ha rappresentato l’occasione per imbarcare i BATNAUTI, ormai così affettuosamente chiamati coloro i quali si sono alternati a bordo nel corso di due mesi di mare. E ogni tappa potrebbe raccontare una storia. Per raggiungere Riva di Traiano, ad esempio, si è dovuto lottare per 11 ore contro il vento di scirocco. A Fiumicino l’equipaggio ha avuto il privilegio di essere ospitato per la notte sullo storico rimorchiatore a vapore Pietro Micca del 1895, ormeggiato alla Tecnomar. Ad Amalfi il BAT è stato letteralmente “inseguito” su un barchino dal comandante Giancarlo Antonetti, che ha voluto donare ‘al volo’ una bottiglia di limoncello a Paolo Lodigiani. Il golfo di Squillace (… dove il vento mai non tace e al marinaio mai dà pace), nonostante il BAT fosse arrivato in anticipo di due giorni sulla tabella di marcia, li ha bloccati e respinti per circa tre giorni. Al Porto degli Argonauti, in provincia di Matera, sono stati accolti da Marilinda Nettis, armatrice del California 32 Cholita del 1937, plurivincitrice alle regate di vele d’epoca, e sempre qui il restauratore di barche d’epoca Federico Nardi del Cantiere Navale dell’Argentario di Porto Santo Stefano ha riparato la randa di BAT. A Giulianova è stato invece Fabio Mangione, dinghista, dragonista, consigliere dell’AIVE (Associazione Italiana Vele d’Epoca) nonché armatore di Al Na’ Ir III del 1964, a ospitare Paolo Lodigiani (di cosa pensate abbiano parlato a cena?). A Cesenatico sono state le tradizionali vele al terzo dell’Adriatico che hanno dato il benvenuto al BAT, ormeggiatosi nel canale leonardesco ove ha sede il Museo Galleggiante della Marineria. Ad accoglierlo il direttore Davide Gnola e anche Paolo Maccione, il direttore di Barche d’Epoca e Classiche in trasferta per documentare questo passaggio del BAT. A Chioggia il BAT è stato accolto da Massimo Perinetti Casoni, presidente de I Venturieri, associazione tanto cara a Lodigiani per l’attività di divulgazione della marineria velica svolta in oltre 30 anni di vita.
I NUMERI DEL PERIPLO DEL BAT
3 Numero di vele impiegate dal BAT durante il periplo (randa + genoa + fiocco)
4 Giorni di pioggia incontrati durante il periplo
4 I mari nei quali il BAT ha navigato (Ligure, Tirreno, Ionio, Adriatico)
5,20 Metri di lunghezza dello scafo del BAT (escluso bompresso e boma)
5,5 Nodi di velocità media raggiunta dal BAT a vela
6,2 Nodi di velocità massima raggiunta dal BAT a vela
10 Metri di lunghezza fuori armo del BAT (compreso bompresso e boma)
10 Miglia della tappa più breve (Rimini – Cesenatico)
28 Età minima dei membri di equipaggio che si sono alternati a bordo
30 Numero di persone di equipaggio che si sono alternate a bordo in due mesi
30 Nodi di vento di intensità massima incontrati
40 Metri quadrati della velatura complessiva del BAT
53 Località presso le quali il BAT ha sostato
61 Giorni complessivi di durata del periplo
65 Miglia della tappa più lunga (Reggio Calabria – Roccella Ionica)
74 Età massima dei membri di equipaggio che si sono alternati a bordo
1700 Miglia di mare da Sanremo a Trieste
1889 Anno di varo del BAT
1948 Anno di nascita dello skipper Paolo Lodigiani
1965 Anno in cui il BAT è stato acquistato da Carlo Sciarrelli
1994 Anno in cui il BAT è stato acquistato da Paolo Lodigiani
LA STORIA DEL BAT
BAT viene varata nel 1889 presso il cantiere inglese J.T. Howarddi Maldon, all’epoca specializzato nella costruzione di chiatte a barche da trasporto, mentre il suo progettista, C.P. Clayton, era noto soprattutto per i disegni di yacht da regata protagonisti di competizioni che si svolgevano nel Solent, intorno all’isola di Wight. Il cutter è stato costruito con fasciame calafatato di teak dello spessore di 15 millimetri su ossatura in rovere, con la chiglia anch’essa in teak e la zavorra in piombo. Praticamente inesistenti gli slanci, con dritto di prua a piombo e specchio di poppa quasi verticale. BAT regatava nella classe dei 17’, diffusa soprattutto nelle acque dell’Essex. Nei primi anni del Novecento la barca naviga sul Lago di Como con l’armatore signor Ruspini di Blevio. Nel 1959 Sergio Spagnul la ritrova abbandonata a Latisana, in Friuli-Venezia-Giulia, e dopo averla restaurata la fa partecipare a numerose regate tra cui la Trieste-San Giovanni in Pelago. Dal 1965 BAT appartiene al triestino Carlo Sciarrelli, destinato a diventare il più importante progettista italiano di scafi classici e tradizionali. Nel 1994 la compra Paolo Lodigiani, che dopo averla tenuta per un certo periodo a Cernobbio, sul Lago di Como, la riporta al suo tradizionale ormeggio presso lo Yacht Club Adriaco di Trieste, di cui è socio.
BAT 1889 – LA SCHEDA TECNICA
Nome: BAT
Tipologia: cutter aurico
Anno varo: 1889
Cantiere: J.T. Howard – Maldon (Essex – UK)
Progetto: C.P. Clayton (UK)
Materiale di costruzione: fasciame in legno di teak su ossatura in rovere
Lunghezza scafo: 5,20 mt
Lunghezza ‘fuori armo’: 10 mt (dall’estremità del bompresso alla varea del boma)
Larghezza: 2,17 mt
Pescaggio: 1,40 mt
Dislocamento: 2,6 tonn.
Superficie velica: 40 mq
Motorizzazione: Fuoribordo 6 hp
Club di appartenenza: Lega Navale Italiana (MI) - Yacht Club Adriaco (TS)
Associazione: ASDEC – Associazione Scafi d’Epoca e Classici
da:
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