Nella categoria barche a motore, sul gradino più alto del podio sale Austin Parker 64 Fly, un progetto di Fulvio de Simoni che ha lasciato pochi dubbi alla Giuria: “Impeccabile sul piano distributivo, raffinata a livello stilistico, perfetta dal punto di vista tecnologico e realizzativo, è anche caratterizzata da un grande equilibrio tra esterni e interni. Una volta a bordo si è rapiti dalla grande luminosità degli spazi ottenuta grazie alla combinazione di superfici vetrate con l’accostamento di gradazioni chiare di allestimento e arredi”.
Prima tra le barche a vela si è classificata l’Italia Yacht 15.98: “Scafo dalla linea morbida e aggressiva, con una poppa rovesciata e una prua quasi verticale, che creano un disegno fuori dalle mode. La larghezza dello scafo non esasperata sino a poppa, senza spigoli, come nelle barche più collaudate appaga la vista. Più la si guarda più piace. L’esperienza velica del team si riflette in una coperta razionale, comoda e versatile per la crociera in famiglia o l’uscita sportiva”.
Fra i natanti, le imbarcazioni sotto i dieci metri di lunghezza, i vincitori sono stati rispettivamente il Dufour 310 Grand Large e il Bénéteau Flyer 7 Space Deck. Il primo è un progetto dell’italiano Umberto Felci, una perfetta barca da crociera per la famiglia, che ha entusiasmato la giuria: “Il Dufour 310 mette in mostra un eccellente rapporto fra qualità e prezzo, è un prodotto completo, ragionato ed estremamente equilibrato nei contenuti, sia estetici, sia tecnici, con finiture e assemblaggi ben fatti”. Il Flyer 7 della francese Bénéteau invece: “E’ un esempio di design francese. Barca pratica, piena di astuzie e di dettagli che faranno certamente scuola. A partire dalla carena, con interessanti soluzioni idrodinamiche, alla prua a portaerei, molto larga, con un family feeling molto marcato che permette di identificare al primo colpo d’occhio la barca e tutta la serie”.
Il Tempest 570 è il vincitore nella categoria gommoni che, nelle parole della giuria: ”Rappresenta un ritorno alle origini, al gommone essenziale, pratico, ma con un tocco di originalità, di fantasia legato alla ricerca di nuovi cromatismi. Ovvero come attirare l’attenzione dell’utenza in questi momenti difficili della nautica, contenendo i costi, ma offrendo un prodotto affidabile, sicuro e con un buon standard di finitura”.
Non è esposta lungo le banchine del Salone, ma la barca vincitrice nella categoria Superyacht è infine il Mangusta 165, un riconoscimento che, secondo la giuria: “Premia il raggiungimento dell’equilibrio più avanzato in fatto di grandi prestazioni e comodità di vita a bordo. Un progetto che ha raggiunto la completa maturazione, proponendo volumi sorprendenti, vista la tipologia di yacht, con un livello di comfort un tempo precluso ai maxi open. La portata delle ottimizzazioni si è tradotta, di fatto, in un prodotto praticamente nuovo, tanto che la E accanto a 165 identifica proprio l’evoluzione di un modello che incarna l’icona stessa del marchio Mangusta”.
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