La Fraglia Vela Desenzano ha presentato questa mattina (venerdì 28 settembre) una nuova esperienza di aggregazione e integrazione, varata nel pomeriggio con la prima uscita un barca a vela. Il “Progetto Hyak - Via col vento” salpa grazie alla collaborazione tra le associazioni Fraglia Vela Desenzano, I gnari de Colatera, l’Azienda socio-sanitaria territoriale del Garda (con il Dsm e Cps del Garda) nonché le associazioni Il Chiaro del bosco Salò e Ama gruppo mutuo aiuto, con il patrocinio del Comune di Desenzano e dell’Asst del Garda.
All’incontro presso il circolo, al porto Maratona, sono intervenuti i rappresentanti delle varie realtà coinvolte e a chiudere la presentazione il sindaco di Desenzano Guido Malinverno.
Nata nel 1999 e proposta per la prima volta in Fraglia, l’iniziativa è ispirata al titolo del film “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Tramite un corso in barca a vela di otto uscite, il corso si pone l’obiettivo di avvicinare le persone fragili alla vita sociale, alle regole e alla condivisione di un progetto, alla fiducia, al rispetto e all’autostima, non da ultimo al recupero della speranza: la barca, infatti, rappresenta un microcosmo dove la convivenza e la navigazione sono possibili solo se esistono la fiducia nell'altro, la complicità e il rispetto delle regole.
Come il protagonista del film, ha spiegato il direttore responsabile del Psico-sociale del Garda di Salò dr. Gianluigi Nobili, «la barca è un mezzo per raggiungere un’integrazione in un territorio più accogliente, foriero di speranze e di lavoro, un impegno proporzionato alle capacità di ognuno; perché proprio il lavoro il vero tassello per l’integrazione e per un ritorno alla “normalità”… Anche vivere un’esperienza di condivisione, in un ambiente bellissimo come quello del lago può aiutare a recuperare la speranza, la positività e la fiducia nel prossimo e nel futuro».
A partire da oggi (28 settembre) e poi per altre sette volte nel mese di ottobre cinque ragazzi di età compresa tra i 25 e i 45 anni, alcuni seguiti dalla Cra (la comunità riabilitativa di Lonato), accompagnati da un educatore e da un istruttore specializzato, saliranno in barca a vela, con l’auspicio che il vento soffi sulle loro vele e possa far ripartire la loro esistenza, spesso bloccata da disturbi psichici.
Come ha ricordato la presidente della Fraglia Vela Desenzano Romana Fosson, «è sempre un segnale importante vedere nascere e crescere iniziative rivolte a persone con disabilità, psichica o fisica. La Fraglia da anni si impegna su questo fronte, ben vengano quindi nuove collaborazioni con altre realtà territoriali per coinvolgere queste persone e regalare loro momenti di vera gioia».
Il progetto, ha detto Laura Tavelli, in rappresentanza dei Gnari de Colatera promotori dell’iniziativa, «vuole proprio essere un regalo ai ragazzi e alla cittadinanza al fine di contribuire all’abbattimento dei pregiudizi che esistono verso le persone con difficoltà mentali e superare l’isolamento delle famiglie nei confronti della società... Che questo sia l’inizio di un progetto molto più ampio e ambizioso, dove si dia la giusta attenzione al disagio mentale, che è purtroppo una realtà in continuo aumento, e di una fattiva collaborazione anche con altre associazioni e amministrazioni pubbliche, convinti che l’unione fa la forza».
Alla conferenza sono intervenuti anche i rappresentanti delle due associazioni Il chiaro del bosco, onlus salodiana, che con i suoi volontari dà supporto a chi vive situazioni di fragilità mentale ed emarginazione (presenti il presidente Maurizio Guardini e Chiara Ester Gerunzi), e il Gruppo di auto mutuo aiuto AMA, che svolge attività di sensibilizzazione e informazione sulla salute mentale, rappresentato da Rossella Riccoboni.
Il Progetto Hyakè nato nel 1999 presso il Centro Psico-Sociale di Salò con il fine di portare in barca a vela alcune persone con disagio psichico del nostro territorio: il Garda bresciano e la Valsabbia. Nel corso degli anni sono stati coinvolti in barca a vela una trentina di pazienti osservandone i comportamenti sia in navigazione che dopo l'esperienza della navigazione a vela e, per alcuni, anche in regate competitive quali la Centomiglia. In questa attività definite di “velaterapia” si è osservato nei pazienti un miglioramento della fiducia e delle capacità di relazionarsi. Grazie alla navigazione e all’esperienza dell’equipaggio si è potuto verificare un recupero del senso di responsabilità, di riconoscimento delle regole, dell’autostima e della progettualità, capacità spesso minate dalla malattia.
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